Ripensare la scuola

Ripensare la scuola

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La ripresa ossessiva di induzioni banali, come sono quelle del senso comune, si pone di fronte ad una improbabile interpretazione dei fenomeni educative che prescinde dalla considerazione del tempo. Invece, solo recuperando una capacità interpretativa proiettata su tempi lunghi possiamo elaborare modelli che diano ragione della crisi in atto e consentano di intravedere vie d’uscita.

 

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Descrizione

Sono fin troppi i soloni che, con argomenti dei quali ci si ricorda senza eccessivi sforzi di memoria, si affannano a criticare questo o quell’aspetto dell’educazione scolastica, esibendo soluzioni che, sol che si volesse, potrebbero rimediare ai tanti guasti lamentati. In breve, i soloni pensano che la crisi dell’educazione sia da riferire all’incapacità delle scuole di tenere il passo con i processi di trasformazione che investono le società contemporanee, mentre quelli che potremmo definire predicatori nel deserto sono più propensi a pensare il contrario, e cioè che la crisi si colleghi a una fastosità di contorno che nasconde la povertà delle interpretazioni sulle quali dovrebbero potersi fondare le scelte educative. Un segno della crisi che stiamo attraversando è costituito, come essi fanno notare, dalla distruzione della cultura dell’educazione, e il senso comune del quale sono espressione le critiche dei soloni è la prova di un presunto sapere costruito per enumerationem simplicem: di un sapere, in altre parole, che non tollera la contraddizione.
La ripresa ossessiva di induzioni banali, come sono quelle del senso comune, si pone di fronte ad una improbabile interpretazione dei fenomeni educativi che prescinde dalla considerazione del tempo. Invece, solo recuperando una capacità interpretativa proiettata su tempi lunghi possiamo elaborare modelli che diano ragione della crisi in atto e consentano di intravedere vie d’uscita. E tale crisi ha incominciato a manifestarsi con la contaminazione di elementi propri della cultura dell’educazione con altri assunti dalle attività produttive. Nessuno nega che da queste ultime sia dipesa in massima parte la trasformazione delle condizioni di vita nei paesi industrializzati, ma è anche indubbio che parte della ricchezza prodotta è stata utilizzata per creare un apparato valoriale, una vera e propria ideologia, volto all’assunzione di ruoli egemonici.

Informazioni aggiuntive

Dimensioni 13 × 21 cm
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